Lotta all’ecofascismo


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La risposta alla crisi climatica non è sempre solidale e giusta, può anche essere fascista. La maggior parte dei partiti di estrema destra nega ancora l’esistenza della crisi climatica, ma questo potrebbe cambiare presto. 

I partiti di destra o di estrema destra che negano l’esistenza della crisi climatica sono pericolosi. L’unica cosa che è ancora più pericolosa sono i partiti di destra o di estrema destra che riconoscono l’esistenza della crisi climatica e sentono la necessità di agire. Un sondaggio del think tank adelphiha dimostrato che la maggioranza dei partiti populisti di destra in Europa nega la crisi climatica o non accetta attivamente la sua esistenza. Secondo l’autrice Naomi Klein, tuttavia, questo cambierà nei prossimi anni. Nel suo nuovo libro “On Fire – A Case for a Green New Deal” parla dell’attentato che lo scorso 15 marzo ha ucciso 50 persone in una moschea di Christchurch, avvenuto  a poche centinaia di metri di distanza da una manifestazione in occasione dello sciopero mondiale per il clima. L’autrice evidenzia una connessione tra le ideologie di estrema destra e l’ambientalismo: la distruzione ambientale infatti negli ultimi anni è apparsa ripetutamente nelle motivazioni di attentatori di estrema destra. Il caso citato prima ne è l’ennesima prova: l’omicida in questione ha giustificato il proprio atto razzista proclamando che “non c’è nazionalismo senza ambientalismo”, riferimento diretto all’ideologia nazista del sangue e del suolo, dichiarando di aver agito a causa del collasso economico.

Tuttavia, la crisi climatica e l’ampia distruzione dell’ambiente non interessano solo i singoli attentatori, ma sono temi sempre più discussi anche nelle organizzazioni  di destra e di estrema destra (e nei  media). Il partito neofascista NPD propaga lo slogan “La protezione dell’ambiente è la sicurezza interna” e l’UDC vede la migrazione come la causa dei problemi ambientali locali così come globali. Entrambe le parti negano attualmente la crisi climatica, ma un articolo di Tucker Carlson sul canale statunitense Fox News dà un’idea di come potrebbe essere la nuova posizione della destra a riguardo . Carlson ha affermato che se la crisi climatica esistesse, la frontiera USA-Messico dovrebbe essere chiusa per fermare la migrazione. La sua conclusione si basa sul fatto che le persone nei paesi del Nord del mondo causano più emissioni di gas a effetto serra rispetto alle persone del Sud del mondo – il che è di fatto corretto. Ma egli conclude che un aumento delle emissioni può essere evitato se le persone con una piccola impronta ecologica non migrano più in paesi con una grande impronta ecologica.

Nei prossimi paragrafi illustrerò come potrebbe manifestarsi una politica climatica di destra o addirittura fascista. Inizialmente occorre fare una distinzione tra le due::  i gruppi politici di destra considerano la democrazia e lo stato di diritto fondamentali, mentre i gruppi fascisti rifiutano le strutture democratiche e vogliono costruire una società totalitaria. Secondo questa definizione, Trump e l’AfD (Alternative für Deutschland: partito politico tedesco euroscettico, posizionato tra la destra e l’estrema destra) sono chiaramente da classificare come fascisti: i rappresentanti dell’AfD banalizzano o addirittura negano l’Olocausto e alcuni di loro sono  apertamente fascisti. Trump non si è mai chiaramente distanziato dagli eventi di Charlottesville, né da  fascisti come il leader del KKK David Duke. Al contrario,Ha descritto  i manifestanti di Charlottesville come “persone molto decenti” (“very fine people”). Ha inoltre definito  tutti i messicani violentatori e li ha fatti rinchiudere in dei campi. L’UDC ha membri che partecipano alle parate neonaziste, ma ha anche un gran numero di persone che non sono estremisti. Quindi non è possibile chiamare l’UDC fascista nella sua unità.

Supponiamo che i partiti di destra e i fascisti accettino l’esistenza della crisi climatica e decidano di fermarla con misure efficaci. a domanda che sorge spontanea è la seguente: in cosa sarebbe differente una politica climatica di destra da una di sinistra?. Mentre la giustizia sociale, nota anche come giustizia climatica, è di importanza centrale nella politica climatica di sinistra, la destra la ignora o addirittura la contrasta consapevolmente. Mentre, ad esempio, la sinistra progetta i divieti come misure di protezione del clima,  in modo da redistribuire il capitale e il potere dagli abbienti ai lavoratori, la destra dà molto peso all’autoresponsabilità e all’idea che ognuno sia l’artefice della propria fortuna, che, in realtà, fa sì che potere, capitale e privilegi si concentrino progressivamente nelle mani di  una piccola élite. I divieti possono quindi essere usati per attaccare deliberatamente i gruppi sociali più deboli e farne il capro espiatorio della crisi climatica, come già avviene oggi quando gli individui vengono ritenuti responsabili della crisi climatica a causa dei loro consumi (oder “del loro stile di vita”). 

Le politiche di divieto di destra potrebbero significare, ad esempio, che le auto con motore a combustione sarebbero vietate senza offrire alternative: Il trasporto pubblico nelle regioni periferiche non verrebbe ampliato e i prezzi delle auto elettriche sarebbero troppo alti per gran parte della popolazione. Tale politica, che in parte viene praticata in Francia da  Macron, limita la libertà di movimento di gruppi già parzialmente emarginati, escludendoli completamente dalla vita pubblica.. Se la giustizia climatica non è al centro di ogni misura di protezione del clima, o viene persino ignorata, le conseguenze che ne derivano risultano fatali per le persone affette.. Mentre le emissioni di fatto si riducono, la disuguaglianza nella società aumenta.

La politica climatica di destra non deve essere consapevolmente antisociale. La reazione di Macron alle proteste dei giubbotti gialli evidenzia come sia stato visibilmente sorpreso dalla loro resistenza. La politica di destra è sempre stata al servizio di una classe privilegiata che non ha nessuna consapevolezza delle condizioni di vita della popolazione lavoratrice. Questa mancanza di comprensione impedisce alla destra di sviluppare una politica climatica socialmente giusta. In contrasto con una politica di destra, il controllo assoluto e la strutturazione di ogni ambito della vita è centrale nel fascismo. I divieti sono un importante strumento di potere per ottenere il controllo sulle persone. Una violazione di questi divieti potrebbe essere massicciamente punita nell’ambito di una politica climatica fascista, soprattutto con il pretesto della protezione dell’ambiente come protezione della patria. Trasgredire questi divieti potrebbe  quindi essere considerato come un tradimento della “patria” e del “popolo”. Quindi, una politica climatica senza giustizia climatica porta inevitabilmente a un futuro molto cupo.

A questo punto, si può progettare un secondo scenario, che mette in luce il rapporto tra crisi climatica e fascismo: un aumento incontrollato delle emissioni di gas serra porterà a un disastro umanitario. Nel quinto Rapporto di Valutazione del Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici, l’IPCC, viene ipotizzato un aumento del tasso di migrazione dovuto agli effetti della crisi climatica. Le persone che perderanno la loro casa a causa della crisi climatica dovranno iniziare una nuova vita da qualche altra parte: si presume che il periodo di siccità tra il 2006 e il 2010, che ha preceduto la guerra civile in Siria, sia stato un fattore decisivo per il suo sviluppo. Molte persone attualmente bloccate al confine meridionale degli Stati Uniti sono fuggite dalle loro case in America Centrale perché hanno perso la loro fonte di sussistenza a causa dell’estrema siccità. L’espulsione di persone dalle loro case a causa della crisi climatica non è quindi più uno scenario futuro distante.

Ma ancora più spaventose sono le reazioni dell’Europa e degli Stati Uniti a questi eventi. Quando nel 2015 e nel 2016 un numero record di persone ha cercato di raggiungere l’Europa attraverso diverse rotte, la risposta non avrebbe potuto essere più brutale e maligna. Oggi le frontiere esterne dell’Europa sono chiuse, le recinzioni sono state innalzate e le frontiere sono sorvegliate da Frontex e dalle milizie libiche sul Mediterraneo.

Innumerevoli persone sono detenute in campi in Libia in condizioni disumane e coloro che tentano di soccorrerli in mare, come Carola Rackete, vengono criminalizzat*. Negli Stati Uniti, la situazione non è molto diversa: la recinzione di confine, che esisteva prima di Trump, costringe molte persone a intraprendere un viaggio potenzialmente mortale attraverso il deserto. Coloro che sopravvivono al deserto sono destinati allo sfruttamento lavorativo come clandestini negli Stati Uniti. Sotto la presidenza di Trump, i richiedenti d’asilo sono rinchiusi in campi in condizioni sanitarie pessime. Quando la migrazione diventa una realtà a causa della crisi climatica, la brutta faccia delle società occidentali viene esposta attraverso la xenofobia e il razzismo aperto.

Allo stesso tempo, il mondo sta vivendo un’ascesa di partiti e politici di destra, che vincono elezioni fomentando odio e agitazione. Sempre più persone soffrono delle politiche neoliberali, che lasciano loro sempre meno con cui vivere. Dopo decenni sotto il dominio di un’ideologia che mette al centro l’individuo, che ha distrutto l’organizzazione sindacale dei lavoratori e delle lavoratrici e che sostiene che non esiste una società, non c’è più solidarietà tra gli oppressi. Questo sviluppo fa il gioco delle forze dell’estrema destra, che propagano soluzioni semplici, a scapito delle persone che, sotto le politiche neoliberali soffrono ancora di più. I rappresentanti e le rappresentanti dei partiti popolari tradizionali borghesi non tentano in modo coerente di distanziarsi da questa politica. Negli Stati Uniti, la maggioranza dei repubblicani segue ancora la politica di Trump, e in Germania la CDU sta apertamente considerando una coalizione con l’AfD in alcuni stati federati. Così facendo, questi partiti stanno formando le basi per il rafforzamento delle ideologie neofasciste in tutto il mondo.

Attualmente, a rivendicare la protezione ambientale sono principalmente i partiti e i gruppi di sinistra, ma la situazione potrebbe cambiare presto. Il fascismo nel XX secolo non è iniziato con i campi di concentramento, ma con la scissione della società e lo sfruttamento delle situazioni di crisi. Il movimento per il clima deve essere consapevole di questo fatto. Il Sierra Club, una delle più grandi organizzazioni ambientaliste degli Stati Uniti, alcuni anni fa correva il serio rischio di essere infiltrato da gruppi di estrema destra. In diversi stati degli Stati Uniti, il Tea Party e il Sierra Club hanno condotto campagne congiunte per promuovere i pannelli solari, e persone con opinioni antisemite si sono candidate per il Consiglio direttivo. Il 29 novembre 2019, uno sciopero per il clima in Polonia è apparso uno striscione con la scritta: “Salvate le api, non i rifugiati”. Sciopero per il clima non deve chiudere gli occhi di fronte a questi sviluppi.

La risposta di sciopero per il clima a una politica ecofascista deve essere chiara: la politica climatica deve essere sempre socialmente giusta. Sciopero per il clima è fondato su solidarietà, rispetto reciproco e tolleranza. Se vogliamo riferirci  alla nostra terza rivendicazione, allora deve essere chiaro per noi: la giustizia climatica è antifascista. Non basta parlare solo di un mondo migliore e impedire la diffusione di tali idee con retorica positiva; tutte le nostre azioni devono essere caratterizzate dall’antifascismo. Ciò significa impedire costantemente qualsiasi tentativo di occupare l’agenda della politica climatica con i suoi temi. La politica climatica di destra serve esclusivamente a mantenere un’élite bianca privilegiata e non si preoccupa del benessere del resto della popolazione.

Anche  sciopero per il clima deve costruire strutture resistenti nella società che siano caratterizzate dalla diversità e dalla coesistenza aperta. La gente è più suscettibile alle idee fasciste quando ha la sensazione di essere sola.Sciopero per il clima ha dimostrato con il suo ampio approccio che la lotta contro la crisi climatica è una lotta collettiva. Dobbiamo instaurare questo sentimento ancora più fermamente nella società. In definitiva, non stiamo combattendo per il clima, ma per la gente. E una lotta per il popolo non può che essere una lotta contro il fascismo.

Estratto di testo: Giustizia climatica è antifascista.

Sintesi: La maggior parte dei partiti estremisti e populisti di destra attualmente non riconosce l’esistenza della crisi climatica. Ma ci sono i primi segnali che questo potrebbe presto cambiare. La politica climatica dei partiti e dei gruppi di destra si differenzia fondamentalmente dalle misure di protezione del clima socialmente giuste: per raggiungere gli obiettivi climatici, potrebbero ricorrere a misure che limitano in modo massiccio la libertà di alcune parti della popolazione. Le conseguenze della crisi climatica, come l’aumento della migrazione, potrebbero portare al rafforzamento dei partiti di destra e di quelli apertamente fascisti. Già oggi è evidente come gli Stati del Nord America e dell’Europa stanno reagendo a questa situazione. Una progressione incontrollata della crisi climatica potrebbe portare all’isolamento dell’Europa e del Nord America. La giustizia climatica deve quindi essere antifascista e sciopero per il clima deve lavorare attivamente per una società aperta e solidale, così da stroncare sul nascere il ritorno del fascismo.

Jonas Kampus, 18 anni, studente del liceo, attivo negli scioperi per il clima in Strike For Future, collabora con i sindacati, lavora al Piano d’Azione per il Clima, lavora con i media e nel coordinamento globale.

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